Disaster recovery – La resilienza aziendale
Essere consapevoli che una buona resilienza aziendale debba avere una strategia a medio lungo termine è sicuramente il punto da cui partire. Ma non sottovalutiamo che una buona strategia non basta se non supportata dagli strumenti tecnologici adeguati.
Lezione di COVID-19
Il COVID-19 ha messo sotto scacco tutte quelle aziende che non si sono equipaggiate con gli strumenti adeguati, considerando erroneamente la business continuity soltanto in termini di disaster recovery, pensando quindi ad un solo evento catastrofico e non a situazioni a lungo termine come è proprio accaduto durante la pandemia. Una lacuna evidente è stata la scalabilità: “Di fronte a questa sfida molte aziende avevano bisogno di incrementare il numero di utenti in remoto da 100 a 1000, oppure gestire 3000 clienti online invece dei soliti 300”. Le uniche aziende che sono riuscite a surfare l’onda, sono quelle che avevano adottato i servizi cloud, trovandosi in netto vantaggio rispetto a quelle che lo avevano trascurato o non preso adeguatamente in considerazione.
Ad oggi però, dopo un anno dall’inizio della crisi, molte aziende si stanno rendendo conto che scalare in modo agevole non è sufficiente per garantire efficienza a medio lungo termine. Quindi dobbiamo prendere in considerazione che la business continuity è solo un architettura ideologica e deve essere utilizzata come concetto generale, ovvero avere la capacità di continuare il proprio business regolarmente indipendentemente dalle sfide che si incontrano.
Le conseguenze della pandemia
Questo tipo di approccio alla resilienza comprende aspetti diversi. Prima di tutto bisogna analizzare a fondo la struttura, come il suo portfolio prodotti e servizi e in che modo questi vengano erogati, le supply chain e le strutture che li ospitano, i sistemi informatici e se il personale è adatto e affidabile. Questo genere di checkup comporta una ricerca attiva dei punti deboli di un’azienda. Per esempio nel primo periodo COVID-19 molte aziende hanno dovuto fare i conti con il lavoro da remoto, per far sì che il personale potesse lavorare da casa, ma la maggior parte non possedevano un numero sufficiente di endpoint per garantire il lavoro da remoto. Altre aziende non riuscivano ad adattare i loro sistemi con accesso da remoto e molti dipendenti si sono ritrovati in mare aperto senza una bussola, perdendo settimane se non mesi di lavoro, comportando un drastico calo produttivo all’azienda
Le possibili soluzioni
Meno strumentalizzazione più formazione. Per arrivare a una vera resilienza le aziende dovrebbero smettere di concentrare tutti gli sforzi unicamente sulla struttura IT e puntare di più sulla formazione aziendale. Ad oggi il mercato è caratterizzato dall’essere smart, ovvero passare dal lavoro in ufficio ad un lavoro da remoto in modo dinamico e rapido, evitando cosi qualsiasi tipo di intoppo o eventuale crisi. Per l’azienda questo comporterebbe mettere a disposizione le risorse e i flussi di lavoro necessari, come: sistemi cloud, workspace digitali per la condivisone dei progetti e strumenti di monitoraggio centralizzati per offrire un’ambiente di lavoro che permetta l’analisi delle performance. Con il nostro spazio Academy possiamo offrire dei corsi mirati a dipendenti e professionisti che vogliono conoscere, comprendere e applicare questi approcci al proprio business.